mercoledì 28 maggio 2014

Alto tradimento



Alison e’ una ispanoamericana ebrea, identità difficile della quale era fieramente complessata. Le sue estati le passava a Cortina  a convincere con modi e comportamento di non essere una baby sitter, ma una delle ’signore’. Nel frattempo, per sentirsi meglio sputava veleni in confezione maxi sull'Italia, paese inadeguato e incivile. Atteggiamento, questo, che le valse impieghi di poco livello ma di molto prestigio in più di una istituzione. “Senza di me quel dipartimento non potrebbe andare avanti”, sentenziava davanti al suo mojito. Alle amiche locali spiegava sagace il suo ruolo centrale nella politica italiana e fustigava diligente costumi che lei stessa poi indossava con indifferenza. “Vado a letto con questo o quel senatore per avere un posto? Che schifo, e’ disgustoso, e’ questo malcostume che avete da voi... Utilizzo spudoratamente il fatto di appartenere a una minoranza etnica per raggiungere i miei obiettivi? Eh, beh, ma io ’sono’ minoranza etnica”. E pazienza se in Italia questo non rileva più di tanto. 
Così, madame coltivo´ l’onnipotenza e scalo` a bracciate.
La frode contro chi si fida fa scuola dai tempi di Dante. Allegramente Alison se ne frego’ della morale letteraria e circuì l'amica, altrettanto allegramente incurante di Machiavelli e dintorni.  
L'incontro tra le due era stato scintillante. “L'Italia fa schifo, non trovi”, discorreva Alison. “Non vivere in Italia come se fossi a New York. Non vedi che sei antipatica a tutti?”, prendeva fuoco Federica. Una apparente presa di consapevolezza e autocritica sigillarono la tregua che si trasformò in frequentazione assidua.
Di fronte all’aperitivo, le due analizzavano politica, amori e costumi. Si facevano confidenze e svelavano segreti. Uomini, figli, carriere. 
Ecco, carriere. L’una ingoiava pezzi di vetro a chilate. L'altra se ne stava appollaiata ad ascoltare. Comprensiva. Attenta. Tante domande. Qualche suggerimento. Puntuale per chi è dell'ambiente. Accompagnava il calvario con ottima solerzia. Settimana dopo settimana, mese dopo mese, Alison beveva Martini e puntate di sconfitta. Federica scendeva verso gli inferi con passo da maratoneta. Ogni sua mossa per risalire la china veniva bloccata, ogni iniziativa per trovare rifugio o confronto altrove era prevista e neutralizzata. Su colpi d'ala, scatti di fantasia, strategie, tentativi di divincolarsi passava ogni volta un potente diserbante. Quasi una magia. Quasi ci fosse una microspia. O una spia. “Non e’ possibile”, penso’, scandalizzata di se’. 
E poi arrivo’ l'epilogo di quella guerra velleitaria. Centomila a zero per il nemico, of course. 
“Ci vediamo stasera?”, le telefonò Alison. 
“Certamente si”. Ma lei non aveva voglia di parlare della giornata. Voleva provare il guanto di paraffina. Parlarono del più e del meno. Stranamente asettiche rispetto al principale argomento di conversazione degli ultimi mesi. Alison non  chiese nulla. E spari’, portando con se’ lo scacco matto. 

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