Tra polveri sottili e meno sottili, sono nate le vicende di Martha Rimmel Scravin e compagni. Cito Martha perché mi e’ simpatica a pelle. E' una killer.
Quando Stefano mi ha presentato “Gli abitanti di Berderry” mi sono subito entusiasmata. I personaggi corrono veloci nei vestiti giusti. Parlano lingue sorprendenti ma comprensibili. Le gocce di veleno cadono belle secche, non perdonano.
Stefano Romita e' il mio ex marito. Padre di mia figlia. Ricordo benissimo quando ha scritto questa storia. Tra le macerie. In quei mesi infatti stavamo ristrutturando l’appartamento. Lui era in una fase di passaggio tra un lavoro e un altro. Così sovrintendeva intonaci e parquet e nel frattempo intrecciava vite immaginarie con fili elettrici e cavi tv. Ecco come e’ nato Berderry, “il comune con il maggior reddito pro capite di tutta l'Inghilterra”. Residenza estiva nientedimenoche di Mick Jagger (che però nella vita reale non lo sa. Ancora. Ma lo saprà dopo il successo strepitoso di questo libro e dopo che Flaminia, nostra figlia, lo avrà tradotto in inglese). Ma la personalità del villaggio non e’ legata alla musica, bensì all’inusuale convivenza virtuosa di petrolio-calcio-cavalli. L'idea contromano di questo romanzo e’ che ogni personaggio e ogni piccola storia nella storia possono essere spostati nella fila, incastrati a piacere, quasi che ciascuno possa abitare a Berderry a modo suo. Esci e incontri questo o quello non necessariamente nello stesso ordine, non necessariamente sempre tutti.
Insomma, Stefano porta i lettori a casa dei suoi personaggi. Verrebbe da dire ’dei suoi amici’. Li presenta, lascia aperto il rapporto. Cosi’, personalmente mi ha colpito la dodicenne Amy che vuole diventare una carpa di tutto rispetto, con tanto di baffi e tana. Martha Rimmel Scravin, di lei ho già accennato, invece “uccideva per professione usando solo armi da taglio”. E poi le piccole ironie come la clinica psichiatrica ’Noveau tête’. Il setter Blu (l'abbiamo avuta davvero una Blu, spinona molto amata e sempre rimpianta) dice la sua e racconta il punto di vista canino della scoperta di un cadavere.
La trama, no, non la svelo. Il sorriso finale, sappiatelo, e’ pieno di consapevolezza.
P.s. Stefano ha anche illustrato copertina e contro copertina. E dire che quando stavamo insieme, si accaniva a disegnare sempre lo stesso -orrido e elaboratissimo- profilo di un tizio a metà tra una caricatura di Scrooge e un faraone egiziano...
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